MICROPLASTICHE: COME COMBATTERLE CON LA GUPPYFRIEND WASHING BAG

COSA SONO LE MICROPLASTICHE?

Tra le domande più frequenti della community troviamo queste: cosa sono le microplastiche? Come le riconosco? Ma soprattutto cosa posso fare per non aggravare il problema e fare la mia parte per arginarle?

In questo articolo risponderemo proprio a questi quesiti e capiremo con quali strumenti possiamo evitare di far parte del problema ed essere invece complici della soluzione. Le microplastiche sono dei piccolissimi pezzetti di plastica, inferiori ai 5 millimetri e compresi tra 0,1 e 5000 micrometri. Possiamo dividerle in due categorie.

1 - MICROPLASTICHE PRIMARIE

Sono quelle che vengono immesse direttamente nell’ambiente (suolo, mare…) sotto forma di piccole particelle. Le microplastiche primarie nascono come tali e rappresentano il 15-31% di quelle presenti nell’oceano. Derivano per la maggior parte da lavaggi di capi sintetici, abrasione degli pneumatici mentre si guida e da micro granuli contenuti in alcuni prodotti per la cura della persona (scrub, dentifrici, saponi, paste per lucidare oggetti…).

2 - MICROPLASTICHE SECONDARIE

Sono quelle che derivano dalla degradazione di pezzi di plastica più grandi (macroplastiche) che sono stati abbandonati e dispersi nell’ambiente (borse di plastica, reti da pesca, bottiglie e flaconi di plastica…).  La conversione in microplastiche avviene per azione di erosione da parte di eventi atmosferici (come quella dell’acqua e l’abrasione da parte del vento) oppure perché sottoposte ai raggi UV del sole che ne alterano la dimensione. Le secondarie costituiscono il 68-81% di quelle presenti nell’oceano.

Secondo uno studio australiano del 2009 ogni settimana ingeriamo in media 5 grammi di plastica derivante da microplastiche, cioè l’equivalente del peso di una carta di credito. Sono particolarmente pericolose perché non sono visibili a occhio nudo. Sono minuscole e leggerissime, tanto che possono essere trasportate senza problemi dalle correnti marine e dal vento in ogni parte del Pianeta. Ne sono state trovate tracce sui fondali marini (nella Fossa delle Marianne), ma anche nei ghiacci delle regioni remote del mare Artico e sull’Everest. Le microplastiche sono ovunque e il loro accumulo aumenta sempre di più negli anni, destando non poca preoccupazione.

Le microplastiche, essendo poco identificabili e avendo devastato l’intero ecosistema (soprattutto quello marino) nell’oceano vengono in contatto con il biota e vengono ingerite dallo zooplancton, che viene a sua volta ingerito da altri organismi come pesci, molluschi e crostacei. Questi animali finiscono poi sulle nostre tavole, con all’interno le microplastiche di cui si sono nutriti, creando dei problemi di salute anche all’uomo (non sono ancora stati scientificamente confermati, ma tracce sono state rilevate nella placenta).

Un’alta concentrazione è stata scoperta anche negli ortaggi come mele, pere, patate, carote, lattuga e broccoli. Le sostanze plastiche infatti, una volta degradate dal suolo, vengono assorbite da frutta e verdura, entrando nella parte edibile e successivamente vengono assunte dalle persone. Le conseguenze per l’uomo sono ancora al vaglio della ricerca, ma sicuramente questo è un fenomeno che urge arginare il più in fretta possibile.  

COME POSSIAMO RISOLVERE IL PROBLEMA DELLE MICROPLASTICHE? 

Innanzitutto occorre divulgare e informare i cittadini su questo guaio: non c’è più tempo da perdere, le microplastiche vanno arginate perché, una volta immesse nell’ambiente, non è più possibile recuperarle e non sono biodegradabili, quindi rimangono nell’ambiente per sempre.

Per le microplastiche secondarie è possibile optare per imballaggi alternativi alla plastica monouso dove possibile (carta, vetro, alluminio, legno…). Qui si possono trovare tutte le alternative plastic free per cambiare le proprie abitudini di consumo in modo pratico e mantenendo la qualità dei prodotti alta.

Per le microplastiche primarie possiamo agire soprattutto sulla gestione dei capi di abbigliamento e dei loro lavaggi. È importante selezionare tessuti per lo più naturali e certificati come cotone, lana, seta, lino, canapa, bambù: comprare meno per comprare meglio può aiutarci anche ad avere uno stile di vita più minimalista e consapevole. Per i capi invece per cui non si può scegliere un tessuto in fibre naturali (ad esempio nel campo dello sport e dei tessuti tecnici) possiamo adottare alcune strategie per evitare di rilasciare microplastiche nell’ambiente.

Al giorno d’oggi purtroppo le lavatrici non possiedono ancora un filtro per catturare le microfibre dei capi sintetici (come poliestere, acrilico, nylon…) che vengono rilasciate a ogni lavaggio. Le microfibre passano quindi indisturbate attraverso gli scarichi delle lavatrici, arrivano negli impianti fognari e quindi nei depuratori che non sono in grado di filtrarle, venendo così trasportate nell’ambiente. Considerando che durante un normale lavaggio in lavatrice vengono rilasciate da 124 a 308 mg per kg di microfibre tessili, l’inquinamento da microplastiche è davvero rilevante.

LA GUPPYFRIEND WASHING BAG Ѐ LA SOLUZIONE PER SALVARE L’OCEANO DALLE MICROPLASTICHE

La soluzione domestica alla portata di tutti è la Guppyfriend washing bag, un sacchetto per lavatrice che salvaguarda l’oceano dalla devastazione delle microplastiche. Ha una doppia azione: da una parte trattiene le microfibre rilasciate durante il lavaggio mentre dall’altra protegge i vestiti, riducendo la perdita delle loro fibre e preservandone la qualità. I capi durano in generale più a lungo, perché la perdita di fibre da materiali completamente sintetici viene ridotta dell'86% e di quelli parzialmente sintetici del 79%. 

La Guppyfriend washing bag stessa non rilascia particelle: il sacchetto è formato da un unico compartimento realizzato in poliammide 100% con interno liscio, completamente riciclabile. La sua struttura è formata da una maglia molto fitta e compatta, composta più da micro bastoncini che da fili. Questa retina robusta e fitta permette alla Guppyfriend di non rilasciare microplastiche durante il lavaggio. Il costo può sembrare alto, ma viene ampliamente ammortizzato perché viene garantito un utilizzo di almeno 5 anni. 

COME FUNZIONA LA GUPPYFRIEND WASHING BAG?

È molto semplice: basta aprire la sacca, inserire al suo interno i capi sintetici (facendo attenzione a riempirla al massimo per 2/3 per permettere ai capi di muoversi nella sacca e lavarsi bene). Poi la si chiude e si possono inserire altri capi nel cestello, sempre assicurandosi di non riempire troppo lo spazio per permettere una centrifuga adeguata. Solitamente il lavaggio consigliato per l’abbigliamento sintetico nella Guppyfriend washing bag è con temperature non superiori ai 40° perché ad alte temperature rischia di rovinarsi ulteriormente e rilasciare ancora più fibre. Dopo il lavaggio, si estrae la sacca e aprendola, solitamente in prossimità della chiusura, sarà possibile vedere le microfibre trattenute: sono sotto forma di pelucchi e vanno smaltite nell’indifferenziata, non potendo essere riciclate.  

Con un piccolo gesto quotidiano si possono arginare miliardi di microfibre e salvaguardare in parte l’oceano dall’invasione barbarica e crescente di microplastiche.